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Un inedito Monet a Palazzo Ducale a Genova

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28/02/2022

Palazzo Ducale ospiterà l’esposizione di oltre cinquanta opere che ne descrivono la parabola artistica del grande pittore francese

“Le Ninfee” e “Le Rose” erano tra i filoni delle sue opere a cui il grande pittore francese, Claude Monet, era più legato. A tal punto da non aver mai voluto venderle e per questo motivo le ha sempre custodite gelosamente nella sua abitazione di Giverny. Oggi parte di quel patrimonio artistico mondiale, è stato raccolto in un complesso di cinquanta dipinti che saranno esposti in una inedita mostra in programma fino al 22 maggio 2022 a Palazzo Ducale di Genova negli spazi del Munizioniere. Tutte le opere provengono dal Musée Marmottan Monet di Parigi, il museo che custodisce il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto della donazione avvenuta nel 1966 da parte del figlio Michel. La mostra porta la firma della curatrice Marianne Mathieu che è poi la storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet.

La Mathieu ha suddiviso il viaggio alla scoperta del grande pittore in sette sezioni: “Dall’Impero all’Impressionismo, En plein air, La luce impressionista, Da Londra al giardino: nuove prospettive, Le grandi decorazioni, Monet e l’astrazione, Le rose”. Un percorso che, come un gomitolo, si srotola a partire dai primi lavori dell’artista francese che raccontano la rivoluzione della pittura en plein air, contraddistinti dal piccolo formato, ai grandi paesaggi, rurali e urbani. C’è tutto il mondo di Monet, fatto di corpose ma delicate pennellate, con quella luce a volte fioca e a volte accecante. Ci sono i verdeggianti salici piangenti, i viali di rose onirici, i ponticelli giapponesi e le ninfee monumentali, i glicini dai colori evanescenti. La natura, ritratta in ogni suo più sfuggente attimo. Nelle sue tele di luce evanescente, Monet ha sempre unito il suo amore per la natura con l’arte e, facendo del pennello una propaggine della sua mano, ha creato e riprodotto giardini ovunque abbia vissuto. Sebbene trascorresse molto del suo tempo a Parigi e viaggiasse molto in Francia e all’estero, Monet preferì la campagna e visse per più di cinquant’anni lungo la Senna, accrescendo sempre più il suo interesse per il giardinaggio, per le aiuole che allietavano le sue prime case ad Argenteuil e per i suoi magnifici giardini a Giverny, che divennero un piacere per gli occhi, un luogo rilassante per contemplare la natura e fonte di ispirazione.

E in particolare Giverny è divenuto per Monet un luogo di rinascita che ha dato al pittore la possibilità di esplorare una sequenza di nuovi elementi dettati da una brillante innovazione formale, geografica e di ricerca stilistica che lo ha poi portato ad interessarsi di più a soggetti impregnati di nuovi colori. Ed ecco allora che varcata la soglia del museo ci si immerge in una sorta di giardino lussureggiante costituito da opere iconiche come Ninfee (1916-1919), Iris (1924-1925) Emerocallidi (1914-1917 ca.), Salice piangente (1918-1919 ca.), le varie versioni de Il ponte giapponese e la sua ultima e magica opera Le rose (1925-1926 ca.).

Davide Mosca

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