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Rising Oases, l’architettura che sfida la forza di gravità

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26/10/2020

I prototipi sfruttano la tecnologia maglev, la stessa impiegata nei treni ad alta velocità senza attrito. Per ora questi modelli hanno una struttura in plastica ultraleggera stampata tridimensionalmente

Una città sospesa tra le nuvole. Sembra proprio ricordare la Cloud City sul pianeta gassoso Bespin, direttamente dalla fantascienza de L’Impero colpisce ancora. Invece potrebbe presto diventare realtà, come tiene a sottolineare anche il suo ideatore, l’architetto e professore alla American University di Dubai Georges Kachaamy. La sua ambiziosa ricerca, denominata Gravity Defiant Architecture, ovvero “architettura che sfida la gravità”, nasce dallo studio dell’impatto che gli spazi architettonici hanno sul benessere umano e dalla ricerca di un equilibrio tra questi microcosmi umani (i cittadini) e il macrocosmo urbano (le città che questi abitano). Il lavoro del dottor Kachaamy si è sviluppato così in una serie di prototipi – presentati a novembre 2019 durante la Dubai Design Week – intitolati collettivamente Rising Oases. Ognuna di queste oasi urbane ha infatti lo scopo di “scollegare” il cittadino dal ritmo frenetico della vita nelle grandi metropoli, fornendogli uno spazio naturale tutto per sé, in modo da rientrare in contatto con la natura che lo circonda. E il progetto Rising Oases lo fa in maniera del tutto speciale: levitando.

I prototipi sfruttano infatti la tecnologia maglev – o levitazione magnetica – la stessa impiegata nei treni ad alta velocità senza attrito, che funziona sollevando un oggetto attraverso la forza di due magneti opposti. Per ora questi modelli sono costituiti da una struttura in plastica ultraleggera stampata tridimensionalmente, della lunghezza di poco più di 2 metri, ma con l’avanzare della sperimentazione potrebbe raggiungere le dimensioni di un edificio. Kachaamy sta infatti continuando a sviluppare la sua ricerca con l’obiettivo, fissato per i prossimi cinque anni, di passare finalmente alla produzione di elementi architettonici delle dimensioni di un edificio capaci di levitare senza sforzo, esplorando ed identificando i materiali migliori e sviluppando le tecnologie necessarie.

Le potenzialità della cosiddetta Airborne Architecture sono molteplici e potrebbero portare a scenari abitativi del tutto inediti. Innanzitutto, una città sospesa consentirebbe una pianificazione più efficiente dello spazio urbano, data dal superamento dei vincoli del territorio cittadino, con meno terreno necessario per la costruzione degli immobili, a cui si aggiunge la possibilità di preservare e di ampliare gli spazi verdi. E in termini di sicurezza, un’architettura fluttuante potrebbe rivelarsi efficace anche per limitare i danni causati dai disastri naturali, come inondazioni e terremoti. Questi elementi influenzeranno, nelle intenzioni di Kachaamy, la percezione che l’uomo ha per l’architettura e le sue applicazioni future in tutti i campi relativi, inclusi ingegneria, arte, design urbano e immobiliare.

 

Francesco di Nuzzo

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