Il dispositivo della NASA preleva la CO2 presente sul pianeta rosso e la trasforma in ossigeno
Marte non è mai stata così piena di ossigeno. A bordo del rover Perseverance, atterrato il 18 febbraio 2021 sul pianeta rosso, un particolare esperimento della NASA ha prodotto per la prima volta ossigeno nell’atmosfera marziana. Si chiama Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment – per gli amici MOXIE – e fa esattamente quello che l’acronimo del suo nome (tradotto) vuole dire: è un esperimento per la formazione di ossigeno in loco utilizzando le risorse già presenti su Marte, in questo caso la sua aria. Il pianeta rosso, infatti, è ricco di anidride carbonica, che costituisce circa il 96% dei gas presenti nella sua atmosfera.
Il funzionamento di Moxie è simile a quello di un albero: la CO2 viene direttamente presa dall’atmosfera e divisa in molecole di O2 (ossigeno) e CO (monossido di carbonio). Entrambi vengono poi reintrodotti nell’atmosfera marziana, ma non prima di aver analizzato la purezza dell’ossigeno. Moxie può così produrre ogni ora circa 10 grammi di O2. L’ossigeno raccolto in questo modo non permetterà soltanto agli astronauti di vivere in un ambiente sicuro senza dover correre il rischio di finire le scorte per respirare, ma potrà essere utilizzato anche come propellente dei rover per l’esplorazione marziana.
«Quando invieremo umani su Marte, vorremmo che tornino sani e salvi e per farlo hanno bisogno di un razzo per decollare dal pianeta.» ha dichiarato Michael Hecht, investigatore principale presso il MIT «Il propellente a ossigeno liquido è qualcosa che potremmo produrre lì e non dobbiamo portare con noi. Un’idea potrebbe essere quello di portare una bombola di ossigeno vuota e riempirla su Marte».
L’ossigeno liquido prodotto da Moxie può sopperire ai ¾ delle scorte di propellente necessarie per esplorare il pianeta. Per ora il prototipo di ricerca raggiunge le dimensioni di una batteria per auto, ma per garantire risultati soddisfacenti sul lungo periodo i futuri dispositivi dovranno essere 100 volte più grandi.
Francesco di Nuzzo