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Dall’alto del mio cielo, il corpo femminile nella mostra di Giusy Calia

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23/10/2023

L’esposizione nello spazio della “Social Gallery” di Quartu Sant’Elena fino al 26 ottobre

Si avrà tempo fino al 26 ottobre per visitare la mostra Dall’alto del mio cielo dell’artista – fotografa Giusy Calia. Un’esposizione che rientra nella serie di appuntamenti con il progetto V-Art Quartu Exposition presente nello spazio espositivo quartese. Questo secondo evento, curato da Roberta Vanali e allestito da Davide Gratziu con la direzione artistica di Giovanni Coda, si concentra sul concetto del distacco emotivo e sulla fascinazione del corpo femminile come afferma la curatrice della mostra. Uno degli obiettivi è di «sondare le fragilità esistenziali, quelle più radicate e pervasive nel substrato dell’animo umano, il territorio d’indagine del progetto ultimo di Giusy Calia».
Quel distacco è sinonimo di abbandono dove il passato è perduto e il futuro non avrà un volto. «Sul filo della memoria prospettive inconsuete si aprono ai nostri occhi. Il mondo visto dall’alto di Giusy Calia è fatto di ruderi di archeologia industriale, di saline prosciugate e dighe abbandonate dove è l’acqua l’elemento unificante di un dialogo che si snoda all’infinito. Acqua come elemento di purificazione, come principio primordiale da cui tutto nasce. Come simbolo di purezza e rinascita spirituale, per svelare la natura più intima delle cose e rivelare uno sguardo introspettivo ed esclusivo. Perché l’acqua è la costante incontrastata del percorso artistico di Giusy Calia che le consente di estendere lo sguardo, di acquisire una visione altra della realtà. Quella visione soggettiva che in quest’ultimo progetto acquisisce con l’ausilio di un drone».
L’artista è nata a Nuoro nel 1971. Dopo essersi laureata in lettere e in filosofia ha terminato il dottorato di ricerca in letterature comparate all’Università degli studi di Siena. Dopodiché ha effettuato un Master in Fotografia e partecipato ad un corso intensivo presso la New York Academy.
Giusy Calia grazie all’esperienza acquisita nel corso degli anni è riuscita così ad arricchire la propria identità di artista. Costruisce articolati set fotografici, che restituisce concepiti come tagli cinematografici a volo d’uccello, luoghi fisici dalla valenza psichica, spazi che delimitano, definiscono e separano, abitati da fantasmi della memoria che aleggiano in un lento fluire dove morte e rinascita prendono forma. «La componente onirica di ascendenza romantica – prosegue la curatrice – avvolge e coinvolge. Spazio e tempo si annullano vicendevolmente con effetto catartico capace di smuovere i traumi della coscienza ed esorcizzarli. Drappi, fili e corde come possenti ancore suggeriscono l’incapacità di staccarsi dal ricordo, da ciò che è oramai perduto e dall’illusione di poterlo infine ritrovare altrove».
Per questo motivo l’idea originaria di Giusy Calia è in continua evoluzione grazie alle donne che sono entrate nella sua vita. La produzione dell’autore prende forma in un intreccio di relazioni diventando mezzo di ispirazione e riflessione. «Riflessione che chiama bellezza ed evoca stupore», conclude Roberta Vanali.

Riccardo Lo Re

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