California fur-free: il futuro è senza pelliccia
E il resto del mondo cosa aspetta?
Finalmente la tanto agognata messa al bando delle pellicce animali sembra diventare realtà. La California è paladina di un’iniziativa senza precedenti e fa diventare legge la proibizione di produrre, acquistare e commercializzare le pellicce, pena sanzioni pesanti a partire dal 2023.
Ogni anno, oltre 100 milioni di animali vengono sterminati per utilizzarne le pellicce, fra quelli massacrati nel loro ambiente naturale e quelli allevati in gabbie anguste, in balia di privazioni e sofferenze indicibili. Le trappole disseminate negli spazi aperti paralizzano, mutilano e uccidono indiscriminatamente gli animali, e quelli allevati vengono scuoiati vivi o subiscono una morte cruenta tramite gassazione o scariche elettriche.
Oltre a tutto ciò l’industria che gravita attorno a questa carneficina produce anche uno scempio ambientale, poiché i processi di lavorazione del pellame, come la concia e la tintura, inquinano il suolo e i corsi d’acqua, contenendo sostanze chimiche tossiche quali il cromo e la formaldeide.
La Humane Society of the United States ha recentemente classificato la California come lo Stato più umano del 2018 per aver approvato una legge sulla protezione degli animali da allevamento e vietato la vendita di cosmetici testati sugli animali, e il 12 ottobre 2019 il governatore della California, Gavin Newsom, ha firmato la legge che mette al bando i prodotti di pellicceria, la AB44 Fur products: prohibition, prevedendo anche sanzioni salate: una multa da 500 dollari per ogni articolo commercializzato o prodotto in violazione del divieto generale, più una seconda multa di 750 dollari per articolo in caso di reiterazione entro l’anno, e un’ulteriore sanzione di 1.000 dollari in caso di recidiva, diventando così il primo Stato al mondo Fur Free.
Tra le nuove norme anche quella che vieta l’uso degli animali nella maggior parte dei circhi. Quindi niente più leoni e tigri relegati in gabbie asfissianti o elefanti costretti a esibirsi penosamente, almeno in California.
Fortunatamente la sempre maggiore attenzione e preoccupazione per il benessere degli animali sta muovendo anche le coscienze dei brand di moda, che si stanno attivando per eliminare le pellicce dalle proprie collezioni, sostituendole con creazioni altrettanto belle, ma di derivazione naturale o ecologica, la vera frontiera della moda cruelty-free. Marchi come Armani, Versace, Chanel, Coach, Burberry, Donna Karan, Diane Von Furstenberg, Gucci e Michael Kors sono in prima fila nell’annunciare collezioni senza pellicce. A livello internazionale anche Norvegia, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito e Austria si stanno allineando alla posizione della California.
E in Italia a che punto siamo? “Il divieto al commercio di pellicce in California segna il definitivo tramonto di un’industria ormai al tracollo, alimentata dalla sofferenza e dall’uccisione di milioni di animali” – commenta Simone Pavesi, responsabile Lav Area Moda Animal Free – “In una società in continua evoluzione, dove le più lungimiranti tra le grandi aziende della moda sono già passate al Fur Free, con il plauso di milioni di consumatori, in Italia è ancora consentito allevare animali per farne pellicce. Lav chiede al Governo e al Parlamento di approvare subito le sue proposte di legge (C99, C177, S211) bloccate da anni”.
Secondo i dati forniti dalla Associazione Italiana Pellicceria, negozi monomarca e multibrand, grande distribuzione e pelliccerie segnano un trend negativo con un fatturato pari a -50% nel 2018 (800 milioni di euro) rispetto al 2006 (1,6 miliardi di euro); sarebbe un buon momento per dare una svolta significativa alle nostre pessime scelte, trasformando l’inevitabile perdita di posti di lavoro in nuove opportunità nel settore della tutela dell’ambiente e della sostenibilità, che mai come ora rappresentano un’alternativa saggia e lungimirante.
Ben vengano dunque leggi come la AB44…. Ma, come ogni legge che si rispetti, resta fuori qualcuno. Non si è parlato di animali come coccodrilli, alligatori e pitoni, molto utilizzati per borse, scarpe e cinture, che forse ispirano meno tenerezza ma sono a rischio di estinzione. Chi penserà a loro?
Nathalie Anne Dodd